La "Fortezza Europa" da circa 80 anni riappare e scompare continuamente dinnanzi agli occhi degli europei e delle europee. Un'immagine nefasta di Europa che, costretta a difendersi dal Mondo esterno, si rinchiude in se stessa erigendo muri, adeguando le sue strade a misura di tank e investendo su nuovi strumenti di morte e distruzione.Da qualche tempo sia il progetto di un Fondo Europeo per la Difesa (FED - 13 miliardi di € dalle nostre tasche) e di “Fondo Europeo per la Pace” (Altri 10,5 miliardi di €, fuori dal bilancio a lungo termine e sempre dalle nostre tasche) fanno passi da gigante.
Esulta Federica Mogherini, italiana e del PD, meglio nota a Bruxelles come “Alta rappresentante” dell'Unione per la PESC (Politica Estera e di Sicurezza Comune) nonché Vicepresidente della Commissione Europea. Esulta nonostante Francia e Germania abbiano, ovviamente, deciso di andare avanti anche per la loro strada. Ma in effetti, chi esulta di più non è l'Europa, come qualcuno vorrebbe far credere. In realtà, chi ha tutti i motivi per essere soddisfatta è l'"industria della morte".
Lo commentava qualche anno fa Papa Francesco a Redipuglia: "Qui ci sono tante vittime. Oggi noi le ricordiamo. C'è il pianto, c'è il dolore. E da qui ricordiamo tutte le vittime di tutte le guerre - ha detto -. Anche oggi le vittime sono tante... Come è possibile questo? E' possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, e c'è l'industria delle armi, che sembra essere tanto importante. E questi pianificatori del terrore, questi organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi, hanno scritto nel cuore: 'A me che importa?".
Non
bisogna mai avere paura delle parole, per quanto antipatiche siano. E
se si ha paura delle parole significa che dietro di queste c'è
qualcosa di poco chiaro, se non di losco o pericoloso. Ed
è così che parole come "armi", "armamenti" e
"guerra" sono scomparsi dal linguaggio ufficiale
politicamente corretto. Oggi
si parla di "equipaggiamenti"
o
"prodotti"
di "difesa" e
di "Ministero
della Difesa" che,
sino a qualche decennio fa, era il "Ministero
della Guerra".
Cambiano i termini ma il risultato è sempre lo stesso. Malessere e
instabilità nell'intero Pianeta dove sono oltre
70 gli Stati coinvolti in guerre.
Più spesso si tratta di conflitti di cui nessuno parla e dove la
gente, in gran parte donne e bambini, muore. Tra
il 2017 e il 2018 circa 193.000 persone sono morte a causa di
conflitti a fuoco in Africa, Asia e Medio Oriente.
Ma
la parola d'ordine della cosidetta "PESC", la Politica
Estera e di Sicurezza Comune di questa Unione Europea è, appunto,
"sicurezza".
Ovviamente dell'opulento Occidente, il più famelico parassita del
Pianeta. Sicurezza che nasconde la vergogna di fenomeni divenuti
ormai ingestibili, come quello delle folle di innocenti disperati che
si riversano nel Mediterraneo per sfuggire a dittature, ad atroci
conflitti, alla tortura ed alla morte, in
cerca di un futuro dignitoso riconosciuto loro come un Diritto da
tutte le Costituzioni, Dichiarazioni e Trattati possibili e
immaginabili ma
che si
scontra con gli interessi di un settore industriale che, se la Storia
non inganna, ha da sempre contribuito a fomentare instabilità,
ingiustizia e distruzione nel Mondo.
Difficile da credere e alquanto dura da spiegare, soprattutto alle
nostre ragazze ed ai nostri ragazzi, ma stiamo parlando di "uno
strumento
europeo per la pace che migliorerà il finanziamento di operazioni
militari",
fortemente voluto da questa Unione
Europea che, predicando bene e razzolando male, è attualmente
impostata impropriamente in
modalità “homeland
defense”,
fingendo
di ignorare
la scarsissima percentuale di europei ed europee che considera l'UE
come la propria Patria.
Forse perché stanchi di sentire ancora storie
di muri, di confini, di frontiere – non
solo fisiche – o di tristi
scenari di un Mediterraneo solcato dalle portaerei. Forse perchè non
gradiscono vedere le loro Città presidiate dai soldati, armati
con i soldi sottratti alle politiche sociali, alla cultura ed alla
coesione.
Si
tratta di 4,1
miliardi di euro per finanziare progetti di ricerca su nuovi
strumenti di morte. Finanziamenti
tolti alle Università ed ai Centri di Ricerca dove i nostri
giovani, invece di ricercare nuovi antibiotici o strumenti per
migliorare la vita delle persone, ricercheranno strumenti
“innovativi” per sterminarle!
Stiamo
parlando di 9
miliardi “disponibili per integrare gli investimenti degli Stati
membri in prodotti per la difesa” e
di “sviluppo
di prototipi e le fasi di certificazione e collaudo”.
Vaste
aree di regioni come la Sardegna sanno bene
cosa significhino le paroline: test e collaudo.
In
zone dell'Isola che prima erano famose nel mondo per l'alta
percentuale di ultracentenari oggi, ogni giorno, si contano i morti
ed i malati di tumori e malformazioni genetiche che stanno decimando
un'intera generazione. È li che vengono “testati” e fabbricati
quei mirabili frutti del “progresso”.
A chi
viene in mente di riflettere sul ruolo di “passacarte” che ha
l'UE in tutto ciò? E sul reale interesse che hanno invece le lobby
degli armamenti di paesi come Germania,
Francia
e Italia?
Trattano di “sicurezza” e di "difesa della democrazia”
sapendo bene che si tratta di cose che non si possono difendere con
le armi.
Occorre, al contrario, investire massicciamente per accrescere
e migliorare la qualità della presenza dell’UE sulla scena
internazionale, puntando non sulle armi e sugli eserciti ma sui
cervelli e su una vera, forte e preparata diplomazia. Un "esercito",
quello si, composto da Gente giovane, intelligente, preparata e
motivata.
Se
tutti o, come sta accadendo, solo alcuni tra gli stati membri
vogliono puntare ancora verso progetti
nati male come quello della Comunità Europea di Difesa (CED -
Proposto e sostenuto negli anni 50 dalla Francia e dall'Italia, poi
caduto nel nulla a seguito della mancata approvazione del relativo
Trattato proprio da parte degli stessi due Paesi!) lo facciano pure,
ma con i soldini dell'industria degli armamamenti, non con quelli
degli europei!
Si tratta anche di investire, in modo più mirato e incisivo,
sulla cooperazione con i paesi impoveriti, puntando ad eliminare alla
radice i motivi dell’impoverimento di cui noi siamo i primi
responsabili.
Utopie, forse, o impegni decisamente complessi che, se condotti
come si deve, contribuirebbero concretamente a sradicare per
sempre le radici dell'erbaccia più velenosa e infestante che cresce
sul nostro Pianeta: l'economia della guerra.
History doesn’t teach us nothing…ammoniva Sting in una
sua vecchia, bella canzone. Siamo ancora in tempo per dimostrargli
che ha torto!